BOBBIO IN VAL TREBBIA
CERCANDO DI SCOPRIRE BOBBIO,
C’è un motto che recita: “Dove Dio costruisce una chiesa, là il demonio edifica una cappella”. Simpaticamente potremmo asserire che Dio è stato un ottimo impresario edile a Bobbio, e dunque c’era da aspettarsi anche il mistero, l’incognita, quell’alone esoterico che accompagna un centro, anzi, il centro monastico per antonomasia medievale. Bobbio è una eccellenza da qualunque parte lo si voglia osservare. Naturalistico, architettonico, culturale, musicale, culinario, urbanistico, religioso e davvero potremmo continuare.
A colpire particolarmente, poi, è la sua vocazione all’intramontabilità. Ci sono, infatti, borghi medievali sparsi per la penisola e in Italia, ma spesso questi hanno un sapore passatista, una sorta di rievocazione antica. A Bobbio, invece, ogni pietra pulsa di attualità. Forse, anzi, sicuramente anche per questo è stato premiato come il miglior borgo d’Italia nel 2019.

Le Terme di Sant’Ambrogio, le Terme di San Martino, stabilimenti termali per rilassarsi e rigenerarsi, certo, ma anche qualcosa in più: in questi posti c’è il credito aggiunto di una tradizione, nella fattispecie l’acqua, che ha un valore spirituale, una storia redentiva e taumaturgica, e perfino commerciale: non bisogna dimenticarsi, infatti, che le terme erano utilizzate dai monaci di San Colombano per produrre il sale. Ecco, a Bobbio tutto è ciò che sembra, non è artefatto, non è ricreato come set cinematografico per avventori, ma al tempo stesso è anche più di ciò che sembra. Tutto ha un valore, una funzione, una storicità che superano il contingente. Tutto viene da lontano ma al tempo stesso va lontano, è destinato a superare le generazioni. Così come il piatto tipico, Maccheroni bobbiesi, realizzati con l’ago o ferro da calza e conditi con il sugo di stracotto. Anche qui la ricetta affonda le sue prime mosse nel medioevo, ed era già descritta in un testo del XV secolo, nel Liber de Arte Coquinaria del Maestro Martino da Como, cuoco del Patriarca di Aquileia nel XV secolo. Certo, non si può non citare il fatto che Marco Bellocchio abbia girato “I Pugni in tasca” il suo primo film di successo proprio a Bobbio, paese della sua famiglia, così come a lungo si potrebbe discettare di ogni argomento legato a Bobbio, basti pensare che, nel solo ambito della cultura, Bobbio dispone di cinque/sei musei di prim’ordine. Ma sarebbe sempre comunque riduttivo, sarebbe un’opera compilativa. D’accordo, è innegabile che a Bobbio siano custoditi i volumi più preziosi e più importanti della cristianità e che abbiano attraversato i secondi come fulcro e lampada di sapere universale.
Sulla carta tremila e cinquecento abitanti nella zona appenninica dell’Emilia Romagna, in verità un mondo da decifrare e forse in parte indecifrabile, un borgo noto certo a partire dal Medioevo ma abitato fin dalla preistoria, quasi ci fosse proprio un genius loci, un’attrazione particolare verso questo fazzoletto di terra destinato a divenire crocevia di saperi, di sapori e di unicità. Bobbio è tutto quello che si può trovare su una guida turistica, ma è anche infinitamente di più. Per cui l’approccio che consigliamo è quello, come in ogni relazione, di affidarsi alla spontaneità. E non è un caso che Bobbio sia stata insignita della Bandiera arancione dal Touring Club Italiano, come centro alto-medioevale di interesse turistico-ambientale, che si distingue per un’offerta di eccellenza e accoglienza di qualità. Il riconoscimento, infatti, fa parte del progetto italiano inserito dall’Organizzazione mondiale del turismo (World Tourism Organization) fra i programmi realizzati per uno sviluppo sostenibile del turismo. Perché questo significa vivere Bobbio: lasciarsi cullare dagli edifici dai colori che testimoniavano la volontà di prestigio di epoche passate, annusare le stradine, lasciarsi coccolare dalle iridescenze dei colori, delle sfumature che non possono essere immortalate dalle fotografie o suggerite, ma si concretizzano nell’istante in cui le si percepiscono. Pifferi, fisarmoniche, festival del cinema, concorsi letterari, Bobbio non solo era, ma è. Ed è destinato ad essere. A Bobbio si va per tornare, sempre. Perché i sentimenti non si appagano mai una volta per tutte. Per cui la nostalgia è una caratteristica di chi non può accontentarsi. Ma necessita di continui rimandi, emozioni, esperienze.



