VIAGGI

I CASTELLI PIACENTINI

PONTE

DI STORIA COSTITUITO DA OLTRE TRECENTO TESORI

Se per descrivere un castello normalmente non basta una monografia, tanto sono dense la storia, l’arte, l’architettura, la cultura sottese, immaginiamoci cosa sarebbe necessario per trattare dei castelli piacentini. Tanti? Tantissimi? Trecento. Anzi, più di trecento e senza nominare le strutture satelliti e le residenze fortificate, specialmente nelle campagne. Importanti, ragguardevoli, minuti, nascosti, maestosi, si stagliano con l’eleganza di una storia che ha ancora molto da raccontare, se solo si ha il gusto di avvicinarvisi nel modo migliore. Ci sono certamente itinerari studiati ad hoc per mostrarne parecchi (ovviamente non tutti, ci vorrebbero anni), così come molti si imbattono casualmente in un castello nel momento in cui visitano un paese.

Certo una prima evidenza la si percepisce dal grande numero di costruzioni di questo tipo, ed è quella che fa comprendere quanto il piacentino non sia stata una provincia anonima della storia, ma abbia avuto un significato radicato e profondo. Un castello certo è la sua ingegneria, è l’emozione plastica che restituisce al visitatore, ma è anche e forse soprattutto la biografia esistenziale di un popolo che ha saputo ritagliarsi un suo prestigio indiscusso. Accanto a un castello, poi, c’era tutta la vitalità sottesa di maestranze, lavori, scambi, commerci, in altri termini: la “vitalità della vita” che faceva del territorio un punto di riferimento. Edificati nell’alto e nel basso medioevo, i castelli di altura e di pianura mostrano l’importanza che, all’epoca, veniva tributata a una territorialità da custodire, da proteggere, da attenzionare.

Molti di loro, oggi, sono ancora arredati dettagliatamente così come lo erano nei periodi di splendore, per aggiungere anche la componente onirica e traghettare in un periodo magico. Sì, magico, perché i castelli, e quelli piacentini non fanno eccezione, sono ammantati dal mistero, e lo studiarli significa venire a conoscenza delle leggende legate alla presenza di fantasmi o delle anime dei defunti proprietari che continuano, in alcune circostanze, a mostrare il proprio intervento. Se qualcuno è facilmente entrato nell’immaginario collettivo, come quello di Ripalta, a causa della sua inconfondibile torre, altri meritano una visita anche se non canonicamente sanciti tra i più rinomati. Se infatti tutti conoscono e nominano il prestigioso Grazzano Visconti e Castell’Arquato, come non menzionare il Castello di Vigoleno o quello di Gropparello, o quello di AgazzanCastello di Rivalta, o di Sarmato o quello di Paderna, di Castelnuovo Fogliani, di Lugagnano Val d’Arda, di San Pietro in Cerro, di Malaspina dal Verme di Bobbio e via via davvero continuando per centinaia di volte. La stessa scelta legata all’ubicazione, così come la flora, spesso tutt’oggi curata fin dei dettagli vivaistici, rendono l’immersione in un castello un tuffo in tutte le arti, tra cui naturalmente spiccano quelle figurative, gli affreschi, che a loro volta raccontano storia, letteratura, religione, per non parlare poi degli autentici musei presenti all’interno, che spaziano da quelli delle torture a quelli che mostrano le armi e le armature del tempo. Ma una buona idea può essere anche quella di seguire i tanti itinerari legati alle visite ai castelli piacentini in automobile. Un modo per riuscire a gustarne molti in un tempo ristretto e poter, al tempo stesso, vedere, pur con i cambiamenti e le mutazioni urbanistiche dei secoli, l’ideale percorso che portava a quella che era considerata come la costruzione per eccellenza del paese.