PARIGI
PARIGI VAL BENE.
Ci sono persone, ma anche città, che devono scontrarsi con una concorrenza così spietata da far fatica nel tentativo di ritagliarsi un pezzetto di notorietà. C’è poi Parigi, che deve lottare, sì, ma con se stessa, perché è così carica l’aspettativa che il turista riveste in lei che riuscire a restare sempre se stessa, a rinnovarsi, a non tradire la propria vocazione è tutt’altro che semplice. Parigi ci è riuscita in passato. E ci riesce oggi. La capitale mondiale dell’amore riverbera i suoi valori sottesi esternandoli in mille rivoli. L’amore è certo quello appassionato degli amanti, ma è prima di tutto quello estetico per il bello, l’amore per l’arte, che altro non fa se non restituire, sotto varie for me, il fascino dell’esistenza. Il quartiere di Montmartre, il tabernacolo degli artisti parigini, è tutto un gioco di incontri, di ombre, di angoli, di profumi atti a creare quel “genius loci”, quell’ambiente favore a creare ciò che poi diventa l’idea mondiale della bellezza.

La patria della Rivoluzione Francese, l’Arco di Trionfo, la Torre progettata per una installazione e poi divenuta simbolo della città, tutto a Parigi parla di una Storia maiuscola che prende avvio in modo corpuscolare dai dettagli. Una guglia, un rosone, un lampione. Tutto a Parigi pare avere confini spaziali solo nella misura in cui questi siano mentalmente ravvisabili, perché, di per sé, Parigi è infinita. Infinita in tutto e non solo perché ospita il museo più grande del mondo, il Louvre. Ogni atto parigino prende un avvio e chiede di essere proseguito.
Si pensi alla gastronomia. Celebra la battuta di De Gaulle: “Come è possibile governare chi ha 246 tipi diversi di formaggi?”. Sì, anche in questa eterogenesi casearia si trova l’anima, anzi, le anime infinite di Parigi, in quella città che ha un ristorante ogni circa 250 abitanti. E questo suo senso di infinito e infinitezza porta il visitatore a non essere uno spettatore esterno, ma a poter contribuire, in qualsiasi modo, a rendere Parigi ancora più Parigi, come se fosse in continua edificazione grazie a tutti. Non per nulla è celebre la definizione di Parigi, nella quale: “Si va a tu per tu lungo tutta la rue, Parigi è un sogno”. Sembrano curiosità da guida turistica, ma il fatto che le fermate della metropolitana non vengano annunciate e che a Parigi non ci siano segnali di Stop, ufficialmente per facilitare il flusso del traffico, fa comprendere proprio in questa direzione quanto la Capitale francese sia un work in progress, un filosofico eterno divenire. Dunque Parigi val più di una messa. Vale recarsi. Anzi. Esserci.


