AZIENDA

SARTORI

AUTOTRASPORTATORI DAL 1955

Silvano e Giuseppe Sartori sono gli attuali gestori delle imprese di Autotrasporto Sartori che tramandano la storia del papà Pietro. Racconta Silvano che il padre nacque a Perino nel 1920, immediato dopoguerra. Pietro aveva un fratello e quattro sorelle. A soli vent’anni venne richiamato alle armi per la seconda guerra mondiale. Finì a combattere gli inglesi in Libia, che lo fecero prigioniero. Nella sfortuna, ebbe l’occasione di imparare a guidare gli autocarri. Trasportava truppe inglesi fra Tripoli e Bengasi. Nel 1946 riabbracciò i suoi cari.

La nuova vita in patria non fu una passeggiata: dovette affrontare gli stenti del dopoguerra. Lui ed i suoi fratelli si ritrovarono ad arare i loro aridi campi. Un giorno però capirono che quella situazione non avrebbe sostenuto la vita di tutti, e nostro padre decise di intraprendere l’attività di trasportatore. A quel tempo avere un autocarro era una cosa innovativa.

Pietro riuscì a comprare un camioncino usato e nel 1955 costituì la sua ditta. Faceva tutti i giorni il tragitto dalla cava di Perino fino a Piacenza con un FIAT 682, di cui abbiamo una esemplare simile che stiamo restaurando. Negli anni Sessanta poi ci fu una crisi: la normativa prevedeva la presenza di due autisti e per questo si mise in società con l’amico Bruno Covati.

All’epoca viaggiare su un camion non era così agevole come oggi, il motto di nostro padre era: “Il camion devi trattarlo come un bambino, se lo maltratti ti lascia a piedi”. Oggi la tecnologia aiuta nella guida e nella gestione di eventuali emergenze.

Venendo a me, continua Silvano, la mia vita fin dai primi anni è stata segnata da nostro padre e dalla sua professione.
Iniziai lavorando come dipendente dell’Astra, dove costruivamo i camion ma non mi soddisfaceva, volevo stare all’aria aperta, guidare e viaggiare. Un giorno dissi a mio padre: “Io mi licenzio e vengo sul camion con te”. Inizialmente provò a dissuadermi perché voleva proseguire da solo ancora qualche anno. Allora trovai un posto da autista di betoniere e feci quel lavoro per altri due anni. A quel punto, vedendo che svolgevo con professionalità la mia mansione cedette: “Se vuoi proprio fare questo, va bene… però vai avanti tu”. Quando il papà si ammalò andai avanti da solo. La ditta, che era Sartori Pietro Auto- trasporti, nel 1980 divenne Sartori Silvano Autotrasporti. Nel 1985 aprì una ditta di trasporti anche mio fratello Giuseppe. Le imprese rimasero due: la mia e la sua. Quando è mancato nostro padre, decidemmo di comune accordo di aprire un’ulteriore società che riportasse il suo nome per mantenerne vivo il ricordo.

Iniziammo trasportando materiali inerti poi abbiamo diversificato con gli sfusi, container e qualche trasporto eccezionale. Ad oggi abbiamo una trentina di dipendenti complessivi. Nel tempo sono entrati nelle rispettive aziende anche i nostri figli.

Nel 2006 abbiamo aperto il nostro quartier generale in località Montale che ci garantisce una maggiore e migliore organizzazione del lavoro.
Credo che nostro padre sia orgoglioso di noi, più che per i risultati materiali che abbiamo raggiunto, per la fiducia crescente che sempre più persone ripongono nelle nostre imprese ed in noi.

Giuseppe invece racconta che, terminate le scuole, si mise a lavorare in un’autofficina ma quando chiuse, considerate le attività intraprese dal fratello e dal padre, la sua voglia di andare, di fare e di libertà, diventare autotrasportatore fu lo sbocco più immediato. Mi aiutarono ad acquistare il mio primo camion. L’avviamento dell’attività non è stato semplice, alle prime difficoltà mio padre mi insegnò che “a comprare con i soldi son capaci tutti, pochi sanno comprare senza soldi” e questa frase la ripeté spesso per farmi capire che l’onestà e la fiducia mi avrebbero sempre ripagato e che la ricerca della professionalità è una sfida soprattutto con se stessi e un’occasione per imparare una cosa nuova ad ogni viaggio.